E la fortuna?

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E la fortuna conta, conta moltissimo, però è necessario mettersi preventivamente d’accordo sul significato da dare a questo termine.


Che cosa è dunque la fortuna? È, e deve essere, un miracolo. È qualcosa di inaspettato che può solo “accadere”. Rappresenta l’incontro magico di molteplici variabili, un insieme di coincidenze e di sincronicità infinite che si fondono come per incanto, dando vita ad una realtà che va ben oltre l’aspettativa della fredda logica della mente terrena. Nella fortuna, così come nel miracolo, trovi sempre passione, sentimento, spessore.



Non puoi “capire” né la fortuna né il miracolo. Puoi solo osservare che accade, contemplare la magia che si svolge davanti ai tuoi occhi, parteciparla in quanto espressione del tuo divenire, ma non puoi capirne i reconditi ed infiniti intrecci. Soprattutto, non puoi spiegarli. Semplicemente appartengono ad un altro mondo, ad un’altra dimensione.


In effetti, nella concezione di una realtà multidimensionale che si articola in infinite realtà spazio-tempo (memorie passate) e in potenziali altrettanto infiniti che attendono di emergere e prendere forma nel nostro piccolo mondo personale (presente), nelle quali quel nostro “tutto” è già accaduto o, meglio, sta accadendo contemporaneamente in uno spazio che non c’è di in un tempo che non c’è, pensare di poter capire e spiegare la realtà, come comunemente intesa, è espressione di un “io” arrogante e al contempo imprigionante di quella libera essenza in costante divenire che si rappresenta in ciò che chiamiamo “realtà manifesta”.


Puro Intento, Giusto Sforzo, Grazia Divina.
Significa che l’ultimo tratto di strada, l’ultima azione da compiere non dobbiamo farla noi, non deve farla la nostra personalità egoica autisticamente intrappolata in se stessa. È necessario aprirsi a lasciare operare il Divino (qualunque Intelligenza Superiore che nel nostro personale modello di pensiero non è terrena, ovvero nella “forma” di questo piano di esistenza, che non deriva cioè dalla personalità terrena le cui radici fondano sulla solitudine generata dall’errata percezione di essere separati da ogni altra forma di esistenza). Lasciare che emerga il nostro Sé Superiore, la parte non imprigionabile della nostra esistenza identificata.


Se ciò avviene, allora quell’azione non seguirà la logica della personalità e, in questo senso, essa “accadrà” e, in questo senso, essa è “magica”, espressione cioè del mondo dei maghi che hanno maturato l’abilità di “lasciare” che sia fatta la Sua volontà (del Sé), che non sempre corrisponde alla volontà della personalità egoica separata (sé inferiore).


Il risultato è sempre di gran lunga maggiore di ogni più che rosea aspettativa, in quanto il sé inferiore tende per sua natura ad “accontentarsi” anche nei casi in cui pretende molto o è afflitto da megalomania. I piani del Sé sono di un mondo “successivo” a quello in cui è intrappolato il sé inferiore, non può che essere impensabilmente più grandioso.


Quindi, esiste la fortuna? Si, se per fortuna intendiamo un evento o una serie di eventi non matematicamente predisposti dalla personalità non integrata al Sè Superiore. Sia fatta la tua volontà è la sintesi della fortuna e del miracolo, entrambi pertinenza del mondo implicito a cui appartengono i maghi, i maestri.


La maestria del vivere è tutta qui: sia fatta la tua volontà. Giusto Intento, Giusto Sforzo, Grazia Divina (o Sé Superiore secondo i diversi modelli di pensiero).


Dunque il miglior modo di congedarsi da una persona è augurarle fortuna, è fare il tifo per la sua fortuna, poiché se è vero che fuori è il riflesso del sentimento profondo che noi abbiamo di noi stessi, quella fortuna apparentemente esterna è invece parte del nostro mondo interiore, del nostro piccolo mondo personale.

 

 

2013004